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Privacy su Facebook: la piattaforma spiega agli utenti come difendere la propria

Privacy su Facebook: gli strumenti e le azioni per controllarla

Quanti iscritti sono attenti alla privacy su Facebook? Il team di Zuckerberg, in vista dell’entrata in vigore del GDPR, ha pensato a uno strumento ad hoc

Non solo una stretta su fake news e profili chiaramente falsi, la maggiore rilevanza data ai post e alle condivisioni degli amici e l’attenzione verso le esigenze del giornalismo locale: tra le strategie messe in atto da inizio 2018 dal team di Zuckerberg per rendere più piacevole e confortevole il tempo passato sulla piattaforma ci sarebbero anche delle nuove feature per quanto riguarda la privacy su Facebook.

Facebook e la privacy degli utenti: un connubio discusso

Da tempo, infatti, gli iscritti possono scegliere chi vedrà i loro post, quali informazioni del proprio profilo rendere disponibili a tutti gli utenti e quali invece riservare solo gli amici e, ancora, se rendere o meno pubblici i propri contatti, i gusti espressi tramite i like alle pagine, ecc. Ciò non significa, però, che chiunque abbia profilo Facebook sia veramente, e in ogni momento della sua permanenza sulla piattaforma, attento a questioni come queste. Anzi: è tanto provocatorio quanto superfluo chiedersi quanti utenti abbiano letto, davvero, le clausole sulla privacy e sul trattamento dei dati personali da parte di Facebook prima di dare il consenso al momento dell’iscrizione. E non poche critiche sono piovute negli anni addosso all’azienda proprio per quanto riguarda la mancata o scarsa trasparenza con cui avrebbe comunicato le sue politiche di privacy su Facebook.

Il nuovo hub per la privacy su Facebook

Mentre secondo alcune indiscrezioni, così, nelle prossime settimane potrebbero arrivare direttamente sul NewsFeed dei video-tutorial di Facebook che spiegano come prendersi cura della propria privacy quando si sta sul social network , il team di Zuckerberg ha già ampliato e reso facilmente raggiungibile una sorta di privacy hub in cui chiunque ha a portata di click tutte le informazioni di cui ha bisogno riguardo agli strumenti per rendere quanto più sicura possibile la propria vita social. Non è una trovata nuova veramente: il Privacy Center di Facebook esisteva già e, solo qualche tempo fa, era stato utilizzato nel tentativo di spiegare soprattutto ai più piccoli come navigare sul social in tutta sicurezza, senza condividere con altri informazioni indesiderate. La vocazione pedagogica è in qualche misura rimasta: con un linguaggio semplice e colloquiale, delle animazioni divertenti e delle pratiche sezioni tematiche, l’hub guida infatti, letteralmente, anche l’utente più comune a scoprire aspetti riguardanti la sua privacy su Facebook che con ogni probabilità non aveva mai considerato.

Facili proclami a parte – la missione di Facebook è quella di «rendere il mondo più aperto e connesso» e, in questo, un ruolo fondamentale ce l’ha direttamente la community, viene ribadito – quello che di interessante c’è è che, forse per la prima volta, Facebook rivela la sua politica sulla privacy in maniera chiara e puntuale.

Che dati raccoglie Facebook? Come vengono utilizzati? Con chi vengono condivisi? E come può, se può, l’utente gestire quegli stessi dati? Sono queste le domande a cui il team di Zuckerberg ha provato a rispondere. Soprattutto le risposte alla prima domanda potrebbero essere utili, così, agli utenti più preoccupati per la loro privacy su Facebook. Tra i dati raccolti dal social non ci sono solo le informazioni – relative al tipo di contenuti e alle persone con cui si interagisce, ai luoghi che si visitano, agli orari in cui si sta di più connessi – che vengono fornite personalmente attraverso l’uso che si fa della piattaforma. Facebook raccoglie anche le informazioni personali che vengono fornite da altri (si pensi alle foto in cui si è taggati), ricavate dalle proprie reti e cerchie (di amici, di like alle pagine) e, ancora, dedotte da e inerenti a i dispositivi da cui ci si connette al social, senza contare quelle che provengono da app, siti web, servizi terzi a cui si accede tramite il Facebook login o dalle aziende partner (che non sempre è detto l’utente conosca).

Per cosa vengono utilizzate informazioni come queste? La risposta è sotto gli occhi di tutti: da tempo lo sforzo di Facebook è di rendere quanto più personalizzata e personalizzabile possibile l’esperienza sulla piattaforma, tanto quando questo vuol dire mostrare le previsioni del tempo per la località in cui ci si trova, per esempio, quanto per dare precedenza nel feed alla tipologia di contenuti che si consumano più frequentemente o, ancora, per rendere possibili le previsioni dei tag nelle foto e, non meno importante, scovare e prendere provvedimenti contro i profili fake.

La guida di Facebook alla privacy sulla piattaforma continua quindi con una serie di indicazioni rispetto ai soggetti con cui possono essere condivisi i dati rilasciati a Facebook e le modalità con cui ciò potrebbe avvenire. All’utente vengono suggerite, poi, le azioni principali che può intraprendere – sia direttamente all’interno della piattaforma, sia tramite vie legali – qualora voglia modificare o cancellare alcune delle informazioni personali condivise sul social.

Se le inserzioni (di terzi) su Facebook pongono questioni di privacy

Nel fare chiarezza sulla privacy su Facebook, infine, vengono fornite anche maggiori spiegazioni sul sistema delle inserzioni su Facebook. Perché a un utente viene mostrata un’inserzione e non un’altra e come (e se) l’utente può scegliere quale inserzioni vedere sono, del resto, interrogativi tra i più comuni per chi utilizzi quotidianamente Facebook. Semplificando molto, le pubblicità che vengono mostrate da Facebook dipendono ancora una volta dai propri like alle Pagine, dagli interessi che si è dichiarato di avere, dalle interazioni già avute con l’azienda o con il prodotto (se è stata utilizzata l’app tramite Facebook login, per esempio, o se è stato visualizzato un prodotto su un sito che abbia installato il pixel di Facebook è molto probabile che si riceveranno informazioni su azienda/prodotto in questione) e in parte anche dalla prossimità geografica con l’attività che voglia fare marketing contestuale e di prossimità. Quello che forse non tutti gli iscritti sanno è, invece, che si possono modificare le proprie preferenze rispetto alle inserzioni controllando i propri interessi, le pagine con cui si interagisce o impedendo a Facebook di utilizzare gli altri dati che ha a disposizione per personalizzarle.

A guardarla bene, così, quella di Zuckerberg sembra una preoccupazione motivata da ben più che la semplice volontà di rendere piacevole il tempo passato dagli utenti su Facebook. Con ogni probabilità, si tratta di una forma di tutela che dal social hanno assunto in vista dell’entrata in vigore, a maggio 2018, della General Data Protection Regulation (GDPR), il primo provvedimento sistemico che dovrebbe prevedere multe anche molto salate (fino al 4% del fatturati) per chi non rispetta le previsioni in materia di trattamento dei dati personali.

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