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L'invio senza consenso di immagini esplicite sta per diventare reato in Inghilterra e Galles

Rendere reato cyberflashing ed esibizionismo online: la proposta UK

In gergo è chiamato cyberflashing e, stando alle bozze del nuovo Online Safety Bill, nel Regno Unito l'invio senza consenso di foto di genitali o nudi potrebbe costare presto all'autore fino a due anni di carcere.

Anche Inghilterra e Galles si uniscono alla lista, breve in verità, di paesi che prevedono come reato cyberflashing e altre forme di esibizionismo “virtuale” com’è, appunto, inviare ad altri senza consenso immagini di parti intime o altre zone erogene, di nudo o in qualunque altro modo esplicite.

La bozza dell’Online Safety Bill attualmente in discussione presso il governo britannico include, infatti, la pratica di recapitare al destinatario tramite messaggi, chat o qualsiasi altro canale foto di nudo per cui lo stesso non ha espresso consenso tra quei «contenuti pericolosi» che oggi rendono poco sicura la Rete e limitano la liberà di espressione degli internauti. La normativa ne individua numerosi e prova soprattutto a rendere punibili le condotte che vi stanno a monte, prevedendo pene anche reclusive, di due anni nel caso del cyberflashing, per chi le mette in atto.

Perché inviare via messaggi nudes non richiesti è a tutti gli effetti una forma di esibizionismo

Riconoscere come reato cyberflashing e altre forme simili di abuso online significa prendere atto che la violenza di genere può assumere molte più forme e molto diverse tra loro di quanto si possa immaginare.

Nonostante alcuni numeri lo suggerissero da tempo e nonostante qualche virtuosa eccezione – come quella della Scozia, dove recapitare a qualcuno senza il suo consenso foto di genitali o qualsiasi altra immagine esplicita è già reato da almeno dieci anni – non si è trattato di un percorso breve né lineare.

Il cyberflashing, come un gran numero di reati digitali, sconta una certa “leggerezza” con cui da sempre è percepito ciò che avviene in Rete: come se per il solo fatto di aver avuto luogo online e in ambienti digitali come quelli delle piattaforme social o delle app di messaggistica istantanea la condotta fosse automaticamente meno grave. Quando invece, per la grossa quantità di tempo che oggi si trascorre connessi e per come in molti vivono la propria quotidianità “ onlife ”, senza fare cioè grossa distinzione tra ciò che avviene dentro e fuori dalla Rete, online harassment e forme di abuso come l’invio non consensuale di immagini esplicite rischiano di avere effetti amplificati sulla persona, sul suo benessere psico-emotivo, sulle sue reti di relazioni.

Le vittime di cyberflashing, secondo alcuni studi, si sarebbero sentite «sopraffatte»1 dall’aver ricevuto foto di genitali o altre zone erogene non desiderate e poco prese sul serio quando hanno provato a denunciare l’accaduto. Ciò sembra vero soprattutto per le donne che sarebbero, del resto, le destinatarie più comuni di questo tipo di contenuti: oltre il 40%2 di chi ha tra i 18 e i 36 anni almeno una volta ha ricevuto un’immagine di nudità maschile non richiesta ed è percentuale che sale al 76% se si considera una fascia d’età più giovane, quella dai 12 ai 18 anni.

Come si è arrivati a considerare reato cyberflashing e invio di immagini esplicite non desiderate

Nel tempo, incalzati dalle accuse di “lassismo” davanti a condotte di questo tipo e di mostrarsi poco preoccupati soprattutto della sicurezza di bambini e adolescenti sul web, sono stati piattaforme e loro gestori a introdurre alcune feature che nelle migliori delle ipotesi avrebbero dovuto scoraggiare cyberflashing e altre condotte simili, come per esempio su Instagram il blocco che impedisce agli sconosciuti di contattare via messaggi privati i minori.

Nell’autunno 2021, come racconta tra gli altri Mashable, una delle app di dating più utilizzate in Inghilterra, Bumble, aveva organizzato una campagna di sensibilizzazione che, al grido di #DigitalFlashingIsFlashing3, provava a ribadire il concetto che, anche se ha luogo in Rete e grazie a strumenti digitali, il cyberflashing rimane sempre un atto osceno e come tale va punito.

L’Online Safety Bill arriva, così, a interpretare un bisogno sentito dagli utenti e non solo. Non è ancora chiaro del tutto e nei dettagli come i legislatori inglesi abbiano deciso di interpretare come reato cyberflashing e condotte simili, anche in considerazione del fatto che la norma è ancora in stato di bozze.

Le preoccupazioni degli attivisti, come sottolinea Mashable, è che come per altri reati simili quali soprattutto quello di revenge porn , il focus sia stato posto soprattutto sulla natura derisoria o persecutoria del gesto e sulla sua capacità arrecare danno alla vittima più che sulla mancanza di consenso4 che, invece, dovrebbe già rilevare anche da sola. Nel caso del cyberflashing, come per tutti gli altri reati di natura sessuale, infatti, il bene giuridico leso è soprattutto la possibilità di autodeterminazione.

Note
  1. City, University of London
  2. YouGov
  3. Mashable
  4. Mashable

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