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In Cina è partito il boicottaggio contro H&M, Nike e altri brand: ecco il motivo e le possibili conseguenze

Boicottaggio contro H&M e altri brand in Cina: i motivi

Media statali, celebrità e utenti cinesi invitano a boicottare H&M (ma non solo). L'azienda avrebbe deciso di non acquistare più cotone proveniente dalla regione dello Xinjiang.

Dalla CCTV (China Central Television), la più grande emittente televisiva del Paese, controllata dal governo di Pechino, è arrivato negli ultimi giorni l’invito a un boicottaggio contro H&M. In passato il brand aveva preso posizione in merito alle accuse, rivolte alle autorità cinesi, di favorire lavori forzati nella regione dello Xinjiang (anche nota come XUAR o regione autonoma uigura dello Xinjiang). L’azienda ha così dichiarato che non avrebbe acquistato più cotone proveniente da quella regione, posizionandosi contro la presunta violazione dei diritti degli uiguri e di altre minoranze musulmane presenti in quella zona.

Di recente queste dichiarazioni sono state oggetto di forti critiche in Cina, dove cresce la mobilitazione contro questo e altri brand occidentali di abbigliamento e calzature, fomentata anche da diverse celebrità e utenti in Rete.

Com’è nato il boicottaggio contro H&M in Cina?

«Il gruppo H&M è profondamente preoccupato per i resoconti delle organizzazioni della società civile e dei media riguardo alle accuse di lavoro forzato e di discriminazione delle minoranze nella regione autonoma dello Xinjiang (XUAR). […] Il cotone per la nostra produzione non verrà più acquistato da questa zona»: sono state queste le dichiarazioni di H&M attorno alle quali sono nate polemiche in Cina.

Anche se le dichiarazioni del brand svedese di moda sono state rilasciate diversi mesi fa, eventi recenti hanno richiamato l’attenzione su questa presa di posizione, dando vita, da parte della Cina, a un vero e proprio boicottaggio contro H&M e contro altri brand del settore.

La polemica è infatti scoppiata in seguito alle sanzioni contro i funzionari cinesi accusati di violazione di diritti umani nella regione dello Xinjiang da parte di Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e Canada, il 22 marzo 2021. Pochi giorni dopo, l’emittente statale CCTV ha accusato i brand stranieri di «trarre grande profitto dalla Cina, ma allo stesso tempo attaccando il Paese con bugie», come riportato dalla CNN.

Da diverso tempo molti Paesi rivolgono alla Cina forti accuse riguardo all’esistenza di campi d’internamento e di lavoro volti a tenere sotto controllo la popolazione uigura e altre minoranze turcofone di fede islamica.

Da Pechino continuano a sostenere che essi rappresentano invece un sistema di promozione dello sviluppo economico e sociale e della lotta ai movimenti estremisti e al terrorismo. Così, di fronte alla recenti accuse, in una conferenza stampa il portavoce del ministero del commercio Gao Feng ha affermato che «la cosiddetta esistenza di lavoro forzato nello Xinjiang è completamente falsa» e ha invitato le aziende straniere a «correggere le pratiche scorrette», evitando «di politicizzare le questioni commerciali».

Tra i post che hanno fomentato il boicottaggio contro H&M sui social c’è quello della Lega della Gioventù Comunista che ha condiviso la dichiarazione del brand su Weibo, il 24 marzo 2021, accusando l’azienda di diffondere pettegolezzi volti a boicottare l’acquisto di cotone proveniente dallo Xinjiang.

da Adidas a Burberry, i brand sotto accusa e l’impatto sulle vendite

Su Weibo, il 24 marzo, H&M ha pubblicato un post in cui ha sottolineato la richiesta fatta a tutti i fornitori di osservare pratiche di business responsabili, aggiungendo che le affermazioni sotto accusa non rappresentano una presa di posizione politica.

Il brand non è però stato l’unico a essere oggetto di pesanti critiche in Cina, non solo da parte del governo di Pechino ma anche da parte di diverse celebrità e utenti in Rete. In effetti, come riportato da Global Times, oltre trenta note personalità in Cina hanno deciso di fermare i contratti di endorsement con H&M (l’attore Huang Xuan in questo caso), con Nike (è il caso del cantante Wang Yibo) e con Adidas (l’attore Jackson Yee), dimostrando così di opporsi alle aziende che si erano pronunciate contro l’acquisto di cotone proveniente dallo Xinjiang.

Global Times, tabloid prodotto dal quotidiano del Partito Comunista Cinese, ha anche ricordato che in passato altre marche come Burberry e New Balance si erano schierate contro l’acquisto di cotone, fomentando così ulteriormente le critiche.

Per quanto riguarda le possibili implicazioni del boicottaggio contro H&M e altri brand in Cina, è possibile partire dalle ripercussioni che questo fenomeno ha avuto sul prezzo delle azioni delle aziende (come riporta il Financial Times, quelle di H&M per esempio erano scese di circa 3%, mentre quelle di Burberry erano cadute del 6%).

Le recenti polemiche potrebbero così avere un impatto negativo temporaneo sulle vendite, specialmente per H&M, poiché i suoi prodotti sono stati rimossi dai principali ecommerce cinesi. Tuttavia, è possibile che – come successo in occasione di altri boicottaggi (come Dolce & Gabbana o Dior) – non ci si registrino effetti nel lungo termine.

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