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Auditel e Censis esplorano i consumi audiovisivi degli italiani e segnalano (finalmente) una svolta verso la cross-canalità

I consumi audiovisivi in Italia nel 2019 secondo Auditel

Il nuovo rapporto Auditel-Censis sui consumi audiovisivi in Italia nel 2019 mostra un quadro di sempre maggiore crossmedialità.

Il secondo rapporto Auditel-Censis non dà conto solo dei consumi audiovisivi in Italia nel 2019 ma prova a indagare soprattutto come la famiglia che cambia e la casa che diventa un luogo sempre più tech friendly, per esempio, incidano sulla dieta mediatica degli italiani e sulle relazioni – tra un membro e l’altro della famiglia, ma non solo – che da sempre nascono a partire dalla domanda “cosa guardiamo stasera in TV?“. Oggi, tra l’altro, da riformulare sempre più spesso in “cosa guardiamo stasera su Netflix?”: se c’è un insight macroscopico sui consumi audiovisivi in Italia nel 2019 è, infatti, che sono diventati nel tempo differenziati e multicanale, senza che la fruizione in streaming o tramite servizi in abbonamento di fatto escluda la fruizione di TV intesa in senso più tradizionale.

Le famiglie più giovani sono quelle che innovano i consumi mediali italiani

Interessante è, così, il tentativo di Auditel-Censis di spiegare come l’età media della famiglia, o la convivenza al suo interno di generazioni diverse, incida su consumi e abitudini mediatici degli italiani. Dove ci sono uno o più minori infatti – e in Italia si tratterebbe di sei milioni di famiglie – la spinta ad acquistare più device adatti all’intrattenimento audiovisivo è maggiore. Le famiglie in cui la presenza di uno o più bambini si combina con una situazione di stabilità economica sono, invece, quelle in cui non solo l’acquisto di tecnologia più all’avanguardia ma anche e soprattutto l’abitudine a fruire di servizi innovativi nel campo degli audiovisivi si consolidano: in numeri si tratterebbe, secondo il rapporto in questione, di circa 740mila famiglie italiane – il 3% della popolazione totale – che si comportano da veri e propri early adopter e guidano l’ innovazione nei consumi audiovisivi.

Consumi audiovisivi in Italia nel 2019: verso la chiusura del digital divide, grazie ad anziani e stranieri residenti

Buone notizie, comunque, arrivano anche sul fronte del digital divide , in Italia più pronunciato di quanto in genere si immagini e con categorie come quelle degli anziani o degli stranieri nuovi arrivati nel nostro Paese tra le principali vittime. Non si tratta più di gruppi demograficamente trascurabili e le loro abitudini, i loro gusti, le loro propensioni al consumo sembrano anzi aver inciso molto nel determinare alcuni trend proprio per quanto riguarda i consumi audiovisivi in Italia nel 2019.

Quando si parla di anziani, del resto, si fa riferimento a quasi sei milioni di nuclei familiari in cui vivono solo ed esclusivamente over 65. Messi da parte gli stereotipi di inattività, isolamento e carenze affettive in cui vivrebbero, i cosiddetti baby boomers rappresentano oggi un segmento demografico piuttosto interessante: hanno disponibilità economica in genere superiore rispetto alle altre generazioni, cosa che ha già spinto i marketer a esplorare il mondo dei consumatori senior con prodotti e strategie pensate ad hoc; sono molto attivi nel sociale o hanno un ruolo ancora importante in famiglia; inoltre, cosa che diventa ancor più importante quando si tratta di consumi mediatici, hanno un rapporto sempre migliore con la tecnologia. Secondo Auditel, infatti, ci sarebbero state in Italia quest’anno quasi tre milioni di famiglie di soli over 65 che hanno acquistato nuovi apparecchi televisivi – cosa che fa pensare tra l’altro che, come suggeriscono anche numerosi studi sulla fiducia nei media tra le diverse generazioni, la vecchia televisione goda ancora di una credibilità incontrastata tra i segmenti più adulti della popolazione italiana – ma anche computer fissi e portatili e tablet, oltre ad aver concluso contratti e abbonamenti per nuove connessioni a Internet.

Nel caso di stranieri e immigrati regolarmente residenti in Italia, la corsa all’acquisto di device tecnologici e, più in generale, i consumi mediali sono improntati soprattutto alla necessità di rimanere in contatto con gli affetti lontani. La giovane età di questi oltre cinque milioni di nuovi arrivati, il reddito medio-basso e in qualche caso la precarietà abitativa rappresentano il principale ostacolo in questo caso. Ciò non impedisce, comunque, agli stranieri che vivono in Italia di avere a disposizione un paniere tech essenziale che comprende almeno smartphone e connessioni dati. Di pari passo con l’integrazione nel tessuto economico, lavorativo e sociale in cui vivono, comunque, proprio gli stranieri residenti in Italia secondo Auditel potrebbero orientare i trend futuri nel settore.

Cambia l’acquisto di tecnologia, cambiano le abitudini di consumo

Il rapporto, comunque, nel descrivere i consumi audiovisivi in Italia nel 2019, fa una conta anche del numero totale di device presenti sul territorio: la stima è di centododici milioni di apparecchi tecnologici presenti in Italia, circa lo 0.5% in più rispetto solo allo scorso anno e in media 4,6 per famiglia. Va da sé che ci sono device che più di altri guidano il mercato: gli smartphone per esempio, oltre 43,6 milioni in tutta Italia, avrebbero superato quest’anno per la prima volta il numero di televisioni; anche il numero di smart TV e sistemi che permettono di fruire di servizi ott , però, è aumentato di un quinto rispetto allo scorso anno, per un totale di sei milioni e mezzo di oggetti presenti sul territorio nazionale.

Quello che succede sul fronte hardware, così, non può che avere anche un risvolto sulle abitudini di fruizione: anche gli italiani sembrano essere sempre meno affezionati all’idea tradizionale del palinsesto e sempre più abituati invece a guardare programmi e contenuti preferiti on demand, non solo nel momento della giornata che considerano più opportuno ma anche su canali diversi da quello originale (lo fa circa il 9,7% della popolazione di tutte le fasce d’età). Anche la visione, contemporanea o alternata, su più device diversi è piuttosto diffusa e un ruolo non indifferente potrebbero averlo giocato in questo senso proprio i servizi streaming video in abbonamento.

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