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Trump ha ufficialmente chiesto di poter tornare su Facebook

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I legali hanno chiesto la riattivazione del profilo Facebook oscurato due anni fa. Con ogni probabilità sarebbe avvenuta ugualmente, ma, in vista delle presidenziali 2024, l'interesse di Trump è maggiore.

Trump chiede di tornare su Facebook. Lo fa tramite una lettera dei propri rappresentanti legali e con un obiettivo ben preciso: restaurare la propria presenza sulle piattaforme generaliste in vista della candidatura, ormai ufficializzata, alle presidenziali 2024.

Trump chiede di tornare su Facebook: i dettagli della vicenda

«Il ban dell’account Facebook del Presidente Trump ha drammaticamente distorto e inibito il dibattito pubblico»1 si leggerebbe nella lettera recapitata, martedì 17 gennaio 2023, a Meta dai responsabili della campagna elettorale del repubblicano.

Secondo NBC News, che ne ha visionato una copia, i rappresentanti dell’ex presidente non avrebbero minacciato azioni legali, come pure la stampa aveva inizialmente riportato e come in passato ha in effetti fatto Trump quando ha portato davanti a un tribunale Google, Twitter e la stessa Meta. È stato solo chiesto alla compagnia un incontro durante il quale poter discutere i dettagli della riattivazione «immediata» – o almeno è quello che si augura lo staff del politico – del profilo.

Raggiunta dalla stessa testata, Meta si sarebbe rifiutata di commentare la notizia che Trump chiede di tornare su Facebook. Ha semplicemente fatto sapere che la decisione finale per quanto riguarda la riattivazione o meno dell’account arriverà «nelle prossime settimane», come già previsto.

Il “caso” Trump era già stato affidato dalla compagnia infatti all’Oversight Board, dopo che più voci avevano fatto notare come le policy di Facebook non prevedessero il blocco a tempo indeterminato dei profili degli utenti che avessero violato anche in maniera grave e ripetuta le regole della piattaforma e come quello comminato all’ex presidente americano rischiasse di sembrare per questo un provvedimento “ad personam”. L’organo di controllo, in controtendenza con quanto stavano facendo altre piattaforme, come soprattutto Twitter che aveva escluso di riattivare l’account di Trump anche in caso di ricandidatura alla carica presidenziale, aveva in un secondo momento deciso che il ban di Trump da Facebook sarebbe durato due anni.

Lo scorso 7 gennaio 2023 è formalmente scaduto insomma il termine per riattivare il profilo del politico, bloccato all’indomani dell’assalto al Campidoglio in occasione della ratifica della vittoria di Biden, quando alcuni post del presidente uscente erano stati reputati pericolosi perché incitavano la violenza. Probabilmente anche senza il sollecito dei suoi avvocati da Meta sarebbe giunta presto, così, una decisione relativamente a se riattivare o meno l’account Facebook di Trump.

Perché Trump vuole tornare su Facebook in vista delle presidenziali 2024 (e a Meta non dispiace)

Decisione che, per quanto nel frattempo la stessa compagnia abbia aperto un’indagine interna per delineare il ruolo di Facebook nei fatti di Capitol Hill e altri soggetti indipendenti abbiano provato a stimare quanta disinformazione in meno c’è sui social media dopo il ban di Trump, è piuttosto prevedibile.

Da un lato Meta deve fare i conti, infatti, con la riattivazione del profilo Twitter di Trump avvenuta quasi immediatamente dopo l’acquisizione miliardaria da parte di Elon Musk della piattaforma. Nel farlo l’imprenditore ha sostenuto di stare democraticamente difendendo la libertà di parola, tesi che la precedente proprietà aveva usato identica – o quasi – a sostegno della decisione di oscurare il profilo Twitter di Trump, convinta che i cinguettii «infondati» e qualche volta manipolati del repubblicano inquinassero il dibattito pubblico.

Dall’altro lato, per quanto nel frattempo sia intervenuta a modificare le regole per sponsorizzazioni e pubblicità politica su Facebook, Instagram e le altre piattaforme di proprietà, sarà impossibile per la compagnia ignorare che Trump è tra i politici che storicamente hanno speso di più in Facebook Advertising. Tra dark ads e microtargettizzazione, solo per la campagna elettorale del 2016 contro Hillary Clinton, si stima che lo staff di Trump abbia pagato per quasi sei milioni2 di annunci differenti.

Mentre si è mostrato piuttosto indifferente alla riattivazione dell’account Twitter, tanto da non essere ancora mai tornato a cinguettare in barba al passato da twitterer “compulsivo”, dal canto proprio anche il politico sembra piuttosto impaziente di rimettere le mani sul proprio profilo tanto che, appunto, a gran voce Trump chiede di tornare su Facebook.

Il social di proprietà di Trump tanto discusso e atteso – tanto da essere persino scambiato per una sorta di blog , “From the Desk of Donald J. Trump”, che il politico utilizzò per continuare a pubblicare aggiornamenti e status subito dopo essere stato “depiattaformizzato” dalle principali piattaforme digitali – non ha avuto il successo sperato: con i suoi meno di cinque milioni di iscritti, secondo quanto riportato ancora da NBC News, è rimasto un fenomeno piuttosto di nicchia. Prima del blocco, invece, sul social di casa Zuckerberg aveva oltre 34 milioni di seguaci: se Trump chiede di tornare su Facebook, insomma, è soprattutto per poter tornare a parlare loro ogni giorno in un momento così decisivo come sarà la campagna elettorale per le presidenziali 2024.

La questione più critica – ha sottolineato qualche addetto ai lavori – sarà come i toni del repubblicano, fattisi3 se possibile in questi due anni ancora più accesi e provocatori, potranno mostrarsi davvero rispettosi delle linee guida di Facebook su hate speech , incitazione alla violenza e abusi.

Note
  1. NBC News
  2. Twitter/ @sarahfrier
  3. The Guardian

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