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Secondo Elon Musk se X fosse a pagamento per tutti sarebbe più facile combattere bot e profili fake

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Sollecitato da Netanyahu a prendere posizione contro il clima antisemita che regna sulla piattaforma, Musk ha detto in diretta che chiedere una piccola cifra mensile a tutti gli iscritti a X aiuterebbe a combattere bot e odio

Far diventare X, l’ex Twitter, a pagamento per tutti? È un’ipotesi che Elon Musk starebbe prendendo in considerazione, come ha raccontato personalmente durante una tavola rotonda andata in diretta1 sulla piattaforma martedì 19 settembre 2023 e a cui ha partecipato anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in visita negli Stati Uniti.

Le ragioni sono, però, molto diverse da quelle che nelle scorse settimane hanno spinto Meta ad annunciare che una versione di Facebook e Instagram a pagamento sarà disponibile in Europa da ottobre per gli utenti che non vogliano più visualizzare pubblicità altamente targettizzate, in conformità con le previsioni di Digital Services Act e Digital Markets Act.

Così far diventare X, l’ex Twitter, a pagamento per tutti potrebbe aiutare a risolvere la (spinosa) questione dei bot

Rendere l’ex Twitter a pagamento per tutti potrebbe aiutare nella lotta contro bot e profili fake che sono ancora presenti in massa sulla piattaforma e che alimentano disinformazione e hate speech , quando non sono sfruttati per minacciare la sicurezza digitale o provare a interferire nella vita politica di paesi terzi.

Se oggi assoldare un esercito di bot ha un costo ridotto perché gli stessi vengono venduti a pochi centesimi, o in qualche caso persino a poche frazioni di centesimi, quando si dovrà pagare per ogni nuovo iscritto a X e si dovrà utilizzare soprattutto ogni volta un metodo di pagamento non ancora registrato sulla piattaforma, l’operazione risulterà più difficile e nel complesso molto meno conveniente: è questa, parafrasata, la spiegazione fornita dall’imprenditore.

I bot presenti sulla piattaforma sono da tempo un cruccio per Elon Musk: il continuo tira e molla sull’acquisizione di Twitter, finito persino davanti ai tribunali, nacque proprio da un gran numero di profili fake che, a suo dire, rendevano irrealistici i numeri ufficiali su iscritti e utenti mensili attivi e di conseguenza eccessiva l’offerta inizialmente formulata di 44 miliardi di dollari, pari a oltre 54 dollari ad azione.

Al momento, però, quella di far diventare X a pagamento per tutti gli iscritti è solo un’ipotesi non meglio articolata. Non si sa da quando ciò potrebbe avvenire, come dovrebbero essere effettuati i pagamenti, né soprattutto la loro entità: nel corso della diretta Elon Musk ha parlato solo di «una piccola cifra mensile» da far corrispondere a chiunque abbia un profilo attivo sulla piattaforma.

Anche per questa ragione qualche commentatore2 ha fatto notare che quella dell’imprenditore potrebbe essere solo una delle provocazioni a cui non è nuovo.

Perché Netanyauh ha accusato X e Musk di antisemitismo (e non è il solo)

Non è da escludere neanche che Musk, preso alla sprovvista da alcune accuse non molto velate di Netanyahu, abbia formulato un’ipotesi non ancora discussa e per cui non ci sono ancora piani effettivi all’interno della compagnia.

Durante la diretta, infatti, il primo ministro israeliano ha chiesto a Elon Musk non solo di prendere pubblicamente posizione ma anche di fare qualcosa di concreto contro il dilagare sulla piattaforma di sua proprietà di un certo sentimento antisemita.

Non è la prima volta che alla piattaforma vengono mosse accuse di questo tipo. Anche l’Anti-Defamation League, una non profit ebraica con sede e che opera negli Stati Uniti, negli scorsi mesi ha fatto notare3 come sulla piattaforma regni un clima di generalizzata ostilità nei confronti dell’ebraismo. Ne sono seguiti una serie di post polemici con cui il patron di X ha provato a rimarcare di avere notoriamente posizioni lontane anni luce da quelle antisemite e un procedimento legale in atto contro l’organizzazione, accusata di aver scoraggiato con le proprie insinuazioni gli inserzionisti e provocato di conseguenza un danno economico alla compagnia.

Se basterà rendere la piattaforma che fino a qualche tempo fa tutti conoscevano come Twitter a pagamento per tutti gli iscritti per mitigare il clima d’odio – contro gli ebrei, ma non non solo – è difficile dirlo con sicurezza.

Far pagare tutti gli iscritti servirà a migliorare le finanze di Twitter?

Più certo è che richiedere una fee mensile, anche piccola, a tutti gli utenti aiuterebbe a rimpinguare le casse della compagnia che, ormai è noto, non sono floride.

L’imprenditore ha più volte sottolineato pubblicamente di aver ereditato dalla precedente proprietà una situazione finanziaria tutt’altro che stabile. A peggiorare le cose, però, hanno contribuito in “era Musk” la fuga degli utenti e quella conseguente degli inserzionisti da Twitter.

I primi sono scappati da una piattaforma che avevano molto amato in passato ma che non riconoscevano più per via di nuove – e nella maggior parte dei casi a controverse – politiche adottate dai vertici ora verso piattaforme più libere e decentralizzate come Mastodon e le altre che popolano il fediverso, ora verso alterative più commerciali come soprattutto Threads di Meta.

I secondi sono stati scoraggiati non solo dalla consapevolezza di rivolgersi a un’audience ridotta, ma anche e soprattutto dal rischio di vedere il proprio brand associato a uno che di fatto non gode attualmente di buona reputazione.

Fin qui a poco è servito, soprattutto a incoraggiare marketer e investitori a tornare a investire sulla piattaforma, persino il totale rebranding di Twitter in X affidato alla nuova CEO Linda Yaccarino.

Una versione a pagamento di X, a onor del vero, esiste già: è X Premium, ha un prezzo che parte dagli otto dollari al mese e garantisce plus come poter postare messaggi più lunghi e che siano visualizzati prima nel feed o usufruire delle spunte blu non più gratuite. Anche X Premium fu introdotto nella speranza di rendere più consistenti e stabili le entrate della compagnia, ma senza grande successo come provano diversi report resi disponibili dalla compagnia: in pochi hanno scelto di abbonarsi a X per poter godere di funzioni aggiuntive, pure molto attese, infatti.

Anche per questo, e stando alle poche informazioni che si hanno a disposizione, è difficile pensare che ci saranno molti utenti disposti a pagare per poter utilizzare X nella sua versione standard e che non preferiranno cercare altrove quello che prima erano soliti trovare su Twitter.

Note
  1. X/ @netanyahu
  2. Bloomberg
  3. Axios

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