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Così Twitter ha scelto l'analista della BBC interrotto in diretta dai figli come testimonial di alcune nuove impostazioni

analista della BBC interrotto in diretta dai figli testimonial di Twitter

Sono impostazioni che permettono di decidere chi può rispondere ai propri tweet e che hanno l'obiettivo di frenare hater e troll e rendere le conversazioni su Twitter più costruttive. Qualche volta, infatti, i disturbatori vanno «tenuti fuori», come sa bene l'analista della BBC diventato famoso in Rete per essere stato interrotto live dai propri figli.

Per due settimane era diventato insieme alla famiglia una sorta di meme virale, tanto da guadagnare il soprannome scherzoso di “BBC Dad”, come racconta The Drum. L’intervista ormai diventata famosa risale al 2017, quando i più non avevano ancora né la familiarità che abbiamo oggi con lo smart working e il lavoro da casa, né quel po’ di tolleranza verso certi “incidenti familiari” che possono capitare quando il proprio ufficio non è poi così lontano dalla stanza dei giochi dei piccoli di casa. Ora l’analista della BBC interrotto in diretta dai figli è stato scelto da Twitter come testimonial , in un breve spot condiviso online, di alcune nuove impostazioni per le conversazioni via tweet.

Come Robert Kelly, l’analista della BBC interrotto in diretta dai figli è diventato testimonial di Twitter

Chi meglio di Robert Kelly avrebbe potuto parlare delle interruzioni indesiderate, infatti, ha ribadito un portavoce della compagnia alla stampa, riprendendo le parole con cui Twitter UK ha lanciato lo spot sulla piattaforma.

I toni sono divertenti e leggeri. Come nell’intervista del 2017, si vede l’analista della BBC interrotto in diretta dai figli (un po’ cresciuti rispetto alla prima volta che fecero incursione nella stanza del padre impegnato a commentare sulla più importante rete nazionale la complessa situazione politica sudcoreana), ma anche da un robot aspirapolvere e un gruppo di sconosciuti intenti a scattarsi selfie, proporre teorie negazioniste e via di questo passo. Una dimostrazione plastica, insomma, di quanto importante sia in certe occasioni «tenere fuori i disturbatori», per citare le parole di BBC Dad nello spot.

Le nuove impostazioni per le conversazioni su Twitter che promettono di renderle più sicure e capaci di mettere «a proprio agio» gli utenti

«I tuoi tweet. Il tuo spazio» chiosa il claim di presentazione delle nuove impostazioni per le conversazioni su Twitter. Queste ultime sono state lanciate in fase beta già a maggio 2020. Permettono di scegliere, prima di pubblicare ogni singolo tweet, se allo stesso possa replicare ogni iscritto – com’era sempre stato prima di allora e come continua a essere di default, se si decide di non modificare le conversation setting – o, invece, solo gli utenti seguiti o solo quelli direttamente menzionati nel contenuto. Anche chi è stato escluso dalla possibilità di replica può comunque leggere il tweet, mettere like, ritwittare o citare il cinguettio in questione.

twitter conversation settings

Le nuove impostazioni per le conversazioni su Twitter permettono di scegliere a chi dare la possibilità di rispondere: se a chiunque, solo a chi si segue o solo agli utenti menzionati nel singolo tweet. Fonte: Twitter

Anche in questo caso, insomma, la strategia di Dorsey e il proprio team sembra essere quella di creare frizione e rendere meno facile e immediato per troll e hater intervenire a sproposito o solo per offendere e disturbare in conversazioni che non li riguardano direttamente. Il tempismo non è certo casuale. L’emergenza coronavirus, l’uccisione di George Floyd e gli scontri di piazza legati alla causa #BlackLivesMatter, la campagna elettorale per le presidenziali americane prima e la vittoria di Biden poi, insieme alle polemiche alimentate dal presidente uscente Trump sulla regolarità delle operazioni di voto, hanno infiammato i toni delle conversazioni anche negli ambienti digitali e convinto i gestori delle piattaforme digitali – Twitter si è dimostrato tra i più impegnati in questo senso – di dover scoraggiare il più possibile condotte controverse e pericolose per gli utenti. Le nuove impostazioni che permettono di escludere alcuni utenti dalle conversazioni su Twitter sono venute, insomma, insieme a numerose altre appositamente pensate per rendere il discorso pubblico e l’ambiente informativo sulla piattaforma dei cinguettii più sani ed equilibrati.

Stando a dei dati condivisi sul blog ufficiale di Twitter, tra l’altro, le stesse starebbero funzionando nel proprio intento. Chi in passato è stato vittima di abusi online su Twitter è tre volte più propenso a impedire a certi utenti di rispondere ai propri post o interagire con essi e ciò avrebbe fatto sì che diminuisse sensibilmente, di almeno il 60%, il ricorso ad altre funzioni come quelle che permettono di bloccare o silenziare gli utenti su Twitter. Ancora, da quando non si può semplicemente replicare a un tweet se chi lo ha pubblicato ha deciso di restringere le possibilità di interazione, sarebbe quadruplicato l’uso della funzione che permette di ricondividere un determinato tweet con i propri follower citandolo e aggiungendo un proprio commento. Più in generale, secondo Twitter, gli utenti si sentirebbero in questo modo «più a proprio agio e protetti da spam e abusi».

Perché i brand dovrebbero usare le nuove Conversation Setting

Se si può ben immaginare insomma che Robert Kelly, l’analista della BBC interrotto in diretta dai figli, le userà per dare ai propri tweet geopolitici la risonanza che meritano, anche numerosi brand hanno già usato le nuove conversation setting di Twitter in modo originale e per coinvolgere quanto più costruttivamente possibile le proprie community. Durante la Settimana della Salute Mentale, per esempio, la English Football League ha postato alcuni tweet dando la possibilità solo allo speaker Charlie Webster, menzionato all’interno degli stessi, di replicare e simulando così un’intervista riguardo alle iniziative di sensibilizzazione sostenute dalla stessa Lega.

Con uno spirito decisamente sportivo, KitKat ha coinvolto alcuni dei propri più grossi competitor , da Snickers a M&M’s, in una conversazione sulle migliori canzoni di Harry Styles, altro fenomeno social del momento.

Con un po’ più di ironia e senso della competizione, invece, KFC UK & Ireland e il Chelsea hanno giocato con i propri follower rispettivamente promettendo patatine gratis a chiunque avesse commentato il tweet e chiedendo di nominare un’altra squadra inglese che avesse vinto la Champions League, salvo aver prima ristretto al massimo le possibilità di interazione con i propri tweet.

Usi originali come questi a parte, comunque, in molte occasioni le impostazioni che permettono di scegliere chi può interagire con i propri tweet si possono rivelare uno strumento utile per brand , aziende, organizzazioni e soggetti business. Gestire troll e hater può essere faticoso, infatti, e dispendioso in termini di tempo e creatività: per evitare epic fail o mosse che rendono noiosi i brand sui social, insomma, meglio selezionare a monte chi si intende far interagire con i propri contenuti, dosando bene engagement e brand safety.

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